La Svitata

confessioni di una mente pericolosa!

Oh, scommetto che manco ci trovate



Socia, miseriaccia ladra, manco se ci fossimo messe d’accordo. La tua tetta gigante bianca sul mio costato nero è un dettaglio che, me lo sento nelle budella, non passerà inosservato a lungo.

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E comunque se ve lo state chiedendo no, non mi vergogno neanche un po’.

No macchè, non sto scrivendo un libro, è che ho denunciato quella vacca della ex del mio fidanzato per violazione della privacy direttamente alla sede legale della Microsoft a Redmond, nello stato di Washington.

Ma andiamo con ordine.

Qualche giorno fa ero lì col tutone di pile casualmente davanti al piccì con il mio fidanzato che gironzolavo casualmente per blog e casualmente finisco -pensa un po’ te la casualità- sul blog della signorina.

Donne, ci siete? Avete presente la situazione?

Bene, vedo già tante testoline incazzate che fanno sisì.

Io stavo bene voglio dire, pressione sanguigna regolare, sinapsi cerebrali impostate su modalità slow, pensavo minchia che donna moderna che sono, guardo il blog della sua ex e manco un ictus, sono cresciuta, sono matura, riesco a giudicare il tutto con obiettività e compostezza, non è mica colpa mia se questa vecchia scrofa c’ha una faccia che pare il muso di un’autocisterna per il trasporto dei rifiuti tossici, è un giudizio assolutamente imparziale e calibrato, insomma cose così.

Stavo lì a masturbarmi in santa pace con questi pensieri quando bam.

Sullo schermo lei, la vecchia scrofa.

Avvinghiata ad un uomo.

Il mio.

"Amore hai visto? Questa ha pubblicato le foto di quando stavate insieme!"

Lui non si scompone "Mh? Si?"

Io comincio a fare friz friz come i trasmettitori dell’Enel.

"Amore dobbiamo fare qualcosa" cerco di mantenermi tranquilla, ma nella mia mente riesco solo a visualizzare me sul fianco di un peschereccio mentre con una fiocina infilzo ripetutamente il fianco di Moby Dick e poi la finisco a bastonate tra spruzzi e brandelli sanguinolenti.

Lui alza le spalle –santo cielo quelle spalle…vi ho già parlato di quelle spalle no?– e mi dà la risposta che ogni uomo darebbe in una situazione analoga, e cioè

"Ma vivi tranquilla"

Cioè bello, scusa, non ho sentito, hai detto vivi tranquilla?

Io?

Cioè fammi capire, tu davvero pensi che io adesso mi sveglio domani mattina e non c’ho stampata davanti alle pupille l’immagine lampeggiante di quella che ti si struscia come una seppia, pensi che io davvero possa riuscire a compiere un qualsiasi gesto di vita quotidiana, che so, leggere l’oroscopo di Vanity Fair, grattare i coupon omaggio di Bottega Verde, senza vedere sullo sfondo del mio campo visivo l’immagine dei suoi tentacoli attorno al tuo collo, pensi davvero che io possa continuare a vivere la mia vita senza aver prima bucato le sue caviglie, legato il suo cadavere al mio cocchio e fatto per tre volte il giro delle mura della città?

Ti sbagli.

"Amore voglio carta bianca"

"Fai pure"

Perché l’uomo, quando molla una donna, resetta, capite?

Cioè io non so come facciano, davvero.

Finisce una storia? Puff, cancellata, mai esistita.

I neuroni maschili preposti all’immagazzinamento dati "storia con la tipa", appena la storia con la tipa cessa di esistere, si sparano un colpo di rivoltella in mezzo agli occhi e pace all’animaccia degli stramortacci sua.

Mai un ricordo, mai nemmeno un confrontino piccolo, innocente.

I neuroni della donna sono immortali ed acquisiscono potenza, come i Pokemon.

I neuroni della donna sono esseri sanguinari, ardono del sacro fuoco della competizione, sognano il castigo, applicano la legge del taglione con la perizia di un capocosca della camorra e sono in assoluto gli esseri viventi più vendicativi dell’orbe terracqueo.

I miei neuroni, adesso non per vantarmi, ma sono al livello di Charles Manson, per dire.

Tempo ventiquattrore e conosco tutta la documentazione legislativa in materia di violazione della privacy dai tempi di Richelieu ai giorni nostri.

Quando il mio fidanzato mi telefona dal lavoro l’indomani mattina mi trova in pieno delirio competitivo.

"Amore quella zoccola ha violato l’articolo 96 della legge numero 633 del 1941! Dobbiamo fargliela pagare!"

"Ma sei seria?"

"Si si, ho già contattato l’ufficio per la segnalazione abusi di Windows"

Dall’Ufficio Segnalazione Abusi mi risponde Angelo con cui intreccio un articolato romanzo epistolare che si dipana nelle fasi del braccaggio, del pressing, dell’esaurimento nervoso ed infine della resa, la sua, che alza bandiera bianca e mi indirizza telematicamente verso altri lidi, oltre che fisicamente affanculo, suppongo.

"Mi dispiace, non so più come aiutarti, ma siccome il tuo problema è molto importante per noi, ti consiglio di contattare direttamente l’ufficio legale della Microsoft di Redmond, Washington"

Quando lo comunico al mio fidanzato, lui mi fissa con lo sguardo l’avevo sempre sospettato che fossi psicopatica.

"Ma dai Amore, non sarebbe il caso di lasciar perdere?"

"No"

All’ufficio legale della Microsoft mi assegnano un agente per la risoluzione del problema, mister J.K. Weston.

Io, adesso mi dovete credere, se penso a J.K. Weston mi si stringe il cuore.

Mi immagino il signor Weston stamattina a Washington che si frigge la pancetta nella sugna e mentre sta per affondare i denti nel pancake allo sciroppo d’acero vualà, si ritrova sul piccì questa email da una di Catania che blatera in siculo-anglosassone, non dev’essere stata una giornata facile per lui.

Calcolando il fuso orario, gli do altre dodici ore di tempo e poi vado col terrorismo psicologico.

Oh, ma tranquilli eh?, vi faccio sapere.

Se non mi arrestano prima, ovviamente.

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